“Credi pure che è un bell’affare uscire di casa e attraversare la città coi brividi, e poi al ritorno, trovare una stanza fredda e non sapersi, e non potersi riscaldare, ma dover rimanere per un paio d’ore ancora coi brividi, il peggio si è che la preoccupazione del freddo non mi permette di studiare, perché o passeggio nella camera per riscaldarmi i piedi, oppure devo stare imbacuccato, immobile perché non riesco a sostenere la penna gelata”.

A scrivere è un giovane destinato a diventare famoso, ma che a quel tempo, quasi cent’anni fa, era solo un giovane studente, arrivato da un paesino della Sardegna grazie ad una borsa di studio per seguire i corsi di Lettere e Filosofia, costretto a vivere in condizioni di penosa ristrettezza.

E’ difficile immaginare la povertà di quell’edificio, raffrontandolo alle condizioni attuali, oggi che quello stesso edificio ospita uno dei più lussuosi hotel di Torino.

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